sabato 26 gennaio 2008

Chiara Luce - Una grande avventura: stare al gioco di Dio (prima parte)

La nascita tanto attesa
Chiara Luce nasce il 29 ottobre 1971 a Sassello, un paesello grazioso, nell’entroterra ligure, che non è ancora montagna, ma già troppo lontano dalla città. Se cercate un luogo "di provincia", prendete Sassello, con i funghi, gli amaretti e i castagni.
Chiara è figlia unica di Ruggero Badano, camionista e di Maria Teresa Caviglia, operaia. I suoi genitori erano sposati da undici anni, senza riuscire ad avere figli. È facile immaginare la dirompente felicità provocata da quella nascita. Il suo arrivo viene ritenuto una grazia della Madonna delle Rocche, alla quale il papà è ricorso in preghiera umile e fiduciosa. "Pur nella gioia immensa, comprendemmo subito - racconta la madre - che non era solo figlia nostra, ma che era prima di tutto figlia di Dio". Lui: poche parole, ma una fede solida, severo ma con un che di dolce nello sguardo. Lei: affabile ed estroversa, con la figlia ebbe un rapporto di verità e confidenza.

Qualcosa di molto importante
Un episodio lo racconta ancora Maria Teresa: "Un pomeriggio la bambina giunge a casa con una bella mela rossa. Le chiedo da dove provenga. Chiara mi risponde che l’ha presa dalla vicina, Gianna del mulino … senza chiederle il permesso. Le spiego allora che deve domandarle le cose prima di prenderle, e che perciò deve immediatamente riportarla indietro, chiedendo scusa. Ma lei non vuole, si vergogna e si impunta. Le spiego allora che è molto più importante dire la verità che mangiare una buona mela. Chiara torna dalla fruttivendola e le spiega tutto. La sera, quella donna porta una cesta di mele per Chiara, "perché oggi ha imparato qualcosa di molto importante".

Quell'incontro a 9 anni
Chiara manifesta un carattere generoso. In un compito di prima elementare, scrivendo a Gesù Bambino, non chiede giocattoli, ma:"Fa guarire nonna Gilda e tutte le persone che non stanno bene". È conciliante, anche se sa bene il fatto suo, e talvolta si scontra coi genitori. Ma la frattura dura lo spazio di qualche istante. Cose piccole, ma significative: la mamma le propone di sparecchiare. "No, non mi va". Arriva alla cameretta, poi torna in dietro e fa: "Com’è quella storia del Vangelo, dei due operai che devono andare nella vigna, e uno dice di sì e non ci va, e l’altro dice di no ... Mamma, mettimi il grembiulino". E sparecchia.
Storielle come queste attestano come riceva una solida educazione cristiana, grazie anche alla comunità parrocchiale, al parroco che impartisce affascinanti lezioni di catechismo, alle solide amicizie che Chiara costruisce. Ha un debole per le persone anziane, che cerca di aiutare.
Ha nove anni quando avviene l’incontro fondamentale della sua vita, quello con l’ideale dell’unità, in un incontro delle giovanissime dei Movimento dei Focolari, le Gen 3, nel settembre 1980. Da allora, in modo particolare, la sua vita è tutta in ascesa, una ricerca di "mettere Dio al primo posto", confermato dall’adesione allo stesso spirito dei genitori, ad un grande meeting di famiglie, il Familyfest 1981. Dice sua madre: "Tornati a casa dicevamo che, se ci avessero chiesto quando ci eravamo sposati, avremmo risposto: Quando abbiamo incontrato quest’ideale". Da quel momento la famiglia Badano sarà un esempio di rispetto, calore e unità.
In questo periodo, la sera prima di dormire, scrive alcuni semplicissimi fioretti. Eccone uno: "Una compagna ha la scarlattina, e tutti hanno paura di visitarla. D’accordo con i miei genitori penso di portarle i compiti, perché non si senta sola".

Sport, affetti e ... un viaggio decisivo
Sant’Agostino ripete spesso che "l’amore rende belli". Chiara è in effetti rivestita della bellezza evangelica, anche se già di per sé appare molto carina, una bella ragazza. Le foto ce la presentano sin dall’infanzia come volitiva, con un carattere ben stagliato. Ma in quel volto delicato, ciò che attira è il suo sguardo, non remissivo né aggressivo. Limpido e basta. Anche nelle foto dell’adolescenza, quando qualche brufolo di troppo le sporca un po’ il bell’ovale.
L’adolescenza ce la presenta nella normalità più assoluta. È in questo periodo più movimentato che avviene il trasferimento a Savona, nel 1985, per gli studi al liceo classico che, a dire il vero, conosceranno qualche difficoltà, nonostante l’impegno. Viene bocciata in quarta ginnasio, e questo la fa soffrire parecchio.
Coi genitori qualche incomprensione emerge, anche se l’affetto è più forte, e non di rado si giunge a compromessi accettabili dalle due parti, come ad esempio sugli orari di uscita serali. In effetti, soprattutto nei week-end a Sassello, a Chiara piace rimanere la sera con gli amici al bar.
"Aveva un grosso supporto umano, - dice Chicca Coriasco, sua confidente -; ma amava anche vestirsi con proprietà, pettinarsi con cura e qualche volta truccarsi un poco, però mai con lusso".
Piace, e sa farsi apprezzare: è sempre circondata di amici e amiche. È una grande sportiva: tennis, nuoto, montagna. Non sa stare ferma, vorrebbe fare la hostess. Le piace un mondo ballare e cantare. Tanti le vanno dietro, mentre lei ama sognare. Ogni tanto dice all’amica, guardando un ragazzo: "Quello mi piace". Ma niente di più.
Nell’estate 1988, un passaggio clou. Appena saputo di essere stata rimandata in matematica, accompagna a Roma delle bambine, delle Gen 4, per un congresso. Ha il cuore grosso per essere stata rimandata, ma non si tira indietro. Scrive ai genitori: "È giunto un momento molto importante: quello dell’incontro con Gesù abbandonato. Abbracciarlo non è stato facile; ma Chiara questa mattina ha spiegato alle Gen 4 che egli deve essere il loro sposo".
Chiara Lubich, con cui intratterrà una fitta corrispondenza, ma soprattutto un rapporto vitale, intensissimo, fino all’ultimo, quando dirà: "Debbo tutto a Dio e a Chiara". A lei più tardi chiese un "nome nuovo". "Chiara Luce", fu la risposta.



da un articolo di Michele Zanzucchi - Città Nuova

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