domenica 2 novembre 2008

La parrocchia come luogo di comunione

Le tematiche che riguardano la parrocchia sono molte: su quali pilastri costruire la vita parrocchiale, come rivalorizzare e rivitalizzare le sue strutture, con quali iniziative aiutare chi si accosta ai sacramenti per riceverli con frutto, come renderla scuola di fede e di liberazione dagli incombenti mali di oggi, in che modo prendersi cura dei suoi aspetti caritativi e liturgici, in quali condizioni ha possibilità di incidere sul mondo in cui è collocata, in quale rapporto sta con la socialità...... Numerosi anche i documenti autorevoli al riguardo.

Dovendo portare attenzione sulla dimensione-base necessaria, è opportuno concentrarsi su un solo argomento: l’importanza della comunione in parrocchia. E’ qui infatti che si trova anche la radice della sua crescita spirituale, della fecondità del suo impegno di evangelizzazione, della sua incidenza storica e sociale.

Il senso della comunità

Sono di aiuto le espressioni che il Magistero riserva alla parrocchia per definirne il cammino. Paolo VI°, dopo aver affermato "che la sorte della evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa", sottolineava - nei riguardi della parrocchia - "che ogni azione è prospera ed efficace se è unitaria", per cui se "prima si chiedeva alla parrocchia che si radunasse per la Messa della Domenica, adesso si esige che sia unita in forma permanente, e che abbia in grado superiore il senso della comunità. Allora non è sufficientemente coltivata la norma, l’ansia per la comunità".
Giovanni Paolo II°, in un incontro con 7.000 impegnati parrocchiali provenienti dai cinque continenti, dava questa prospettiva: "Oggi la parrocchia può vivere una nuova e grande stagione. Spesso smarrito e disorientato, l’uomo contemporaneo cerca la comunione. Avendo non di rado visto frantumarsi o disumanizzarsi il suo contesto sociale, anela ad una esperienza di autentico incontro e di vera comunione. Ebbene, non è questa la vocazione della parrocchia, di essere cioè una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, una fraternità animata dallo spirito di unità, la famiglia di Dio in un posto concreto. La parrocchia non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio: ma riscoprirsi comunità. Cristiani non si è da soli. Essere cristiani significa credere e vivere la propria fede insieme ad altri e così essere chiesa".
Tenendo presente che nelle grandi parrocchie i vari gruppi diversificano gli aspetti di vita ecclesiale, Paolo VI° suggerisce questa bella immagine: "Questa evoluzione della parrocchia che si esprime in piccole comunità e gruppi ci fa pensare ad una comparazione: quella del concerto vocale e strumentale. Ognuna delle piccole comunità (o gruppi) è un po’ differente dalle altre, come le voci e gli strumenti. Però tutte ed ognuna, per essere autenticamente chiesa, devono essere molto attente di rimanere in comunione"

La forza coesiva della carità

Una descrizione di una autentica realtà ecclesiale presente in un determinato posto è fatta da Paolo VI° visitando la parrocchia di Maria Consolatrice in Roma. "Come si chiama questa forza coesiva atta a tenere insieme il corpo ecclesiale? Lo sanno tutti: si chiama carità. E’ la grande legge costitutiva della chiesa. Sono uniti i fedeli nell’amore, nella carità di Cristo? di certo questa è una parrocchia vitale.; qui c’è la vera chiesa; giacchè è rigoglioso allora il fenomeno divino-umano che perpetua la presenza di Cristo fra noi. Sono i fedeli insieme unicamente perchè iscritti nel libro dell’anagrafe o sul registro di battesimo? Sono aggregati solo perchè si trovano, la Domenica, ad ascoltare la Messa, senza conoscersi, facendo magari di gomito gli uni contro gli altri? Se è così, la chiesa non risulta, in quel caso, compaginata; il cemento che di tutti deve formare la reale, organica unità, non è ancora operante. Ricordate le parole solenni di Cristo. Vi riconosceranno veramente per miei discepoli, autentici seguaci e fedeli, se vi amerete gli uni gli altri: se ci sarà questo calore di affetti, di sentimenti: se vibrerà la simpatia voluta più che vissuta, creata da noi, più che spontanea, con quella larghezza di cuore e quella capacità di generare Cristo in mezzo a noi, derivanti, appunto, dal sentirci uniti in Lui e per Lui"
Che cosa sarebbe infatti una comunità senza la carità? Che cosa sarebbe se non attuasse quello che il Concilio ha chiamato la "legge" del nuovo popolo di Dio: il precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati? Che cosa sarebbe senza la piena comunione con i vescovi ed i sacerdoti? Questa carità inoltre deve farsi visibile. Essa deve permeare ed ordinare tutti gli aspetti propri della comunità, in modo che la vita spirituale sia capace di unire l’amore di Dio e l’amore del prossimo.

Corresponsabilità ecclesiale

L’impegno di "edificare la chiesa" è compito di tutti. Non tutti lo compiono allo stesso modo, ma secondo vocazioni, doni, carismi, diversi e con varietà di servizi e di attività. "A quel modo infatti che in uno stesso corpo abbiamo molte membra, e nessun membro ha la stessa funzione; così tutti insieme formiamo un solo corpo in Cristo, essendo ciascuno per parte sua, membra gli uni degli altri" (Rom. 12, 4 e ss.).
C’è una distinzione di servizio e di grazia tra il ministero sacerdotale e l’impegno laicale: ma l’uno e l’altro concorrono - organicamente - ad attuare il disegno di Dio sulla umanità. Il rapporto fraterno fra tutti conduce più profondamente alla ricerca della concordia e a far sì che ogni carisma ed ogni attività venga esercitato in accordo con coloro che presiedono nella chiesa.
Il cammino ecclesiale richiede, certo, dedizione di cuore e di opera, con unità di intenti e con ricerca di organicità di disegno: ma chi vive l’impegno ecclesiale ha la certezza di essere chiamato ad un progetto di grande significato, come umile e necessario strumento dell’Unico Architetto e Costruttore che ha affermato "Io edificherò la mia Chiesa".
In questo senso si può affermare che la parrocchia attua - o è chiamata ad attuare - la presenza di Gesù in mezzo ai suoi fedeli e in tal modo lo stesso popolo cristiano diventa, si può dire, sacramento, segno sacro della Presenza del Signore.

Come in una famiglia

La comunità, nel suo senso più profondo, è costituita dall’unità dei credenti con Gesù e tra di loro. Questa unità - parola-chiave dell’insegnamento della chiesa nata dal Concilio - il Papa ed i Vescovi l’hanno posta più volte a base della vita che si svolge in parrocchia. Gesù prega "perchè siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e Io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, affinchè il mondo creda che Tu mi hai mandato".
Con queste parole Gesù ci ha suggerito - come dice il Vaticano II° - "una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità". La luminosa vocazione della comunità ecclesiale è di sforzarsi di divenire quella famiglia di Dio in un determinato luogo capace di fondere insieme tutte le differenze umane.

La parrocchia potrà così far risplendere in qualche modo il volto di Cristo e di esercitare un’azione efficace nei confronti delle anime da avvicinare al Vangelo.